La colazione italiana esiste? Da pochi giorni si è festeggiata la giornata mondiale del pancake, tradizionale preparazione anglosassone per la colazione e la merenda.
Il pancake è particolarmente amato dalle giovani generazioni che hanno imparato a conoscerlo attraverso la televisione, i film e le serie Tv americane. Li si prepara in casa, in pochi minuti e li si farcisce con sciroppo d’acero (un po’ troppo caro dalle nostre parti) o con miele, nutella, marmellata o frutta fresca.
La maggior parte degli italiani però normalmente non dedica molto tempo alla colazione. Sono davvero una rarità le famiglie in cui la mattina ci si mette ai fornelli a cucinare. Caffè latte e biscotti o fette biscottate sono la colazione più diffusa nelle case degli italiani.
Ma la colazione italiana tradizionale cosa prevede?
La tradizione italiana della colazione si è evoluta enormemente negli ultimi settanta anni.
Fino agli anni ’50 la colazione era quasi un lusso. La si faceva, se la si faceva, con quello che c’era. Avanzi della cena, latte, polenta, formaggio, pane raffermo.
Solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale cominciano a comparire sulle tavole mattutine le prime pietanze dolci per la colazione. All’inizio sono un vero lusso, poi mano a mano che la produzione industriale nel settore alimentare si diffonde e ingredienti come uova zucchero e latte diventano alla portata di tutti, i biscotti, dolci da forno e marmellate diventano la base della colazione casalinga in Italia e il dolce sostituisce il salato.
Colazione al bar: cappuccino e cornetto
Un’abitudine che prende sempre più piede è quella della colazione al bar. Anche qui le abitudini si sono evolute anche grazie alla tecnologia. Il cappuccino si è diffuso grazie alle moderne macchine per fare il caffè espresso e per la produzione di vapore. Quella al bar è una colazione veloce, per lo più consumata in piedi. E se fino alla seconda guerra mondiale in un bar di Milano vi poteva capitare di fare colazione anche con brodo e uova sode mentre a Palermo con le arancine, dagli anni ’60 in poi l’offerta si è omologata e concentrata tutta su ‘cappuccino e cornetto’. Ma sempre in un’infinità di declinazioni. Ogni regione ha il suo cornetto e il suo stile nel fare il caffè.
Si fa presto a dire cappuccino
Al bancone di un bar si può richiedere: Cappuccino, caffè espresso, caffè espresso macchiato, caffè e latte, cappuccino senza schiuma, caffè lungo, cappuccino scuro senza schiuma, latte macchiato.
Cornetto sì ma quale?
Anche sulla scelta del cornetto si spazia fra mille diverse preparazioni, a seconda delle regioni e delle città dove vi trovate. A volte addirittura ad uno stesso tipo di cornetto vengono dati nomi diversi a seconda del luogo dove vi trovate. Citiamone solo alcuni: cornetto, cornetto alla crema, cornetto alla marmellata, cornetto integrale con il miele, maritozzo romano, pasticciotto pugliese, brioche veneziana, cornetto ischitano, pangoccioli, girelle danesi o veneziane, fagottini al cioccolato, trecce noci e cioccolato.
La ricetta base del cornetto prevede l’uso di farina, burro, uova, miele, lievito, aromi come vaniglia o buccia d’arancia, sale e zucchero.
Si dice brioche o cornetto?
Se vi trovate a Milano sentirete qualcuno chiedere cappuccino e brioche. E il cornetto che fine ha fatto? La maggior parte delle volte la brioche è in realtà un cornetto. La vera brioche in Italia la si trova difficilmente.
La brioche è un dolce lievitato francese. I suoi ingredienti sono burro, farina, zucchero, uova, lievito, acqua e strutto. La quantità di burro e zucchero è maggiore rispetto a quella presente nei nostri classici cornetti. Qualcosa di simile lo troviamo in Sicilia dove vengono farcite con granita o gelato.
Cornetto e croissant non sono la stessa cosa.
Altro simil cornetto è il croissant. A differenza del cornetto il croissant non prevede l’uso delle uova e proprio per questo motivo l’aroma del burro è prevalente. La sua consistenza è più leggera in confronto al cornetto tradizionale italiano.